Sostenibilità alimentare: una proposta? I prodotti locali
Non ce ne rendiamo conto, la sostenibilità alimentare è un argomento che riguarda da vicino tutti quanti siamo sulla Terra. Il problema, per farla semplice, è il sistema agroalimentare. Così come è organizzato attualmente, ha un impatto sociale e ambientale fra i più elevati. Compromette lo sviluppo sostenibile dell’intero pianeta. C’è chi lancia l’allarme: andando avanti di questo passo non saremo in grado di sostenere la richiesta di cibo dei prossimi anni, di quando saremo in 9 miliardi.
Sono sotto accusa, perciò, i sistemi di coltivazione intensiva, l’uso dei pesticidi, le manipolazioni di colture e allevamenti, una certa produzione industriale di alimenti. E vogliamo parlare delle sofisticazioni alimentari? Un’altra seria minaccia alla salute di tutti. Insomma, la sostenibilità alimentare è trasformazione necessaria.
Quattro obiettivi principali. Lo sviluppo sostenibile del sistema punta su quattro risultati fondamentali: porre fine alla fame, garantire sicurezza alimentare, migliorare la qualità nutrizionale e promuovere una produzione sostenibile. La fame è uno dei paradossi più odiosi: se 815 milioni di persone nel mondo non hanno alimenti a sufficienza, a volte non ne hanno proprio, d’altra parte si butta ogni anno 1/3 del cibo prodotto.
In Italia sprechiamo circa 5,1 milioni di tonnellate di alimenti, mentre sono 4 i milioni di persone che vivono in condizioni di indigenza, anche alimentare. È insostenibile l’abitudine al consumo di cibo spazzatura – il junk food– che produce generazioni in sovrappeso o, peggio, obese. È insostenibile l’ignoranza alimentare, una mancanza di consapevolezza e informazioni nutrizionali, la non attenzione alla qualità di ciò che mangiamo.
Innovazione, collaborazione, circolarità. E prodotti del proprio territorio. La tecnologia è il ‘fattore abilitante’. Sono nuovi sistemi e innovazioni che trasformano la filiera agroalimentare verso una dimensione sostenibile. Soluzioni per prevenire e gestire le eccedenze, ridurre la povertà alimentare. Nuovi modelli di business per massimizzare l’efficienza nell’uso delle risorse, per ottimizzare processi di filiera e della supply chain, promuovendo modelli di filiera corta.
Che significa? È il ritorno al consumo di prodotti locali, coltivati sul territorio, un sistema che “mira ad accorciare la filiera alimentare e prevede la presenza di un ridotto numero di intermediari”. Insomma, dal produttore al consumatore. Come una volta, ma tramite app, magari.
Osservatorio Food Sustainability. Il Politecnico di Milano ha avviato un monitoraggio sulla trasformazione sostenibile del sistema alimentare. In uno studio, presentato di recente, ha analizzato quasi 400 startup sviluppate nel mondo con obiettivi di sostenibilità alimentare. Le soluzioni più ‘gettonate’ riguardano l’analisi di sistemi di produzioni e consumi responsabili, con infrastrutture più efficienti e processi industriali sostenibili. In particolare, molte innovazioni sono finalizzate a promuovere un’agricoltura sostenibile, che possa incrementare i redditi di produttori su piccola scala ( i piccoli coltivatori).
In una classifica delle innovazioni e dei modelli di business focalizzati su obiettivi di sostenibilità, il modello più perseguito, con il 38% di soluzioni dedicate, riguarda il miglioramento dell’efficienza di utilizzo delle risorse; seguono, con il 27%, le tecnologie per implementare i cambiamenti strutturali della supply chain per modelli di filiera corta e per un uso innovativo di processi e materiali naturali e/o rinnovabili per la produzione alimentare. (Fonte dei dati pubblicati: Osservatorio Food Sustainability).