Quello degli influencer è un ambito ancora giovane e da costruire, in evoluzione. Sempre di più vengono considerati uno strumento importante, attori di una strategia articolata di “IM Influencer Marketing”, cambiano però le regole di ingaggio, meglio la qualità dei contenuti che la quantità di follower. È il quadro tracciato da Matteo Pogliani – influencer, blogger e professionista di social strategy – nel suo intervento durante il recente Consumer & Retail Summit, organizzato da 24ORE Business School in collaborazione con Il Sole 24 Ore, Markup e Gdoweek.
Le principali novità
Si afferma sempre di più una maggior considerazione di qualità e credibilità dell’influencer, oltre ad altri parametri, come, ad esempio, il numero di follower. Secondo Pogliani, l’Italia è leggermente in ritardo, siamo infatti troppo vincolati a misurazioni “vanity metrics”, al numero di like o di follower, mentre si affermano a livello internazionale tendenze di valutazione diverse, più focalizzate sulla qualità dei contenuti postati, della credibilità di cui l’influencer gode presso i suoi ‘seguaci’’. Oltre alla visibilità del brand e del prodotto, un importante obiettivo delle campagne di IM (influencer marketing) diventa sempre più spesso l’incremento della brand reputation, o come strumento relazionale.
Regole per una buona attività di IM
Le aziende preferiscono i micro-influencer (hanno meno di 30 mila follower), capaci di essere sempre più “creator” di contenuti di valore, lavorando perciò su processi di sedimentazione più che su meccanismi emulativi. Cosa serve per pianificare una buona campagna IM? L’esperto Pogliani dà qualche consiglio: fissare obiettivi concreti, come aumentare la pedonabilità o il traffico sul sito; lavorare sui data driven, la persona giusta al posto giusto; scegliere un buon influencer, nel senso delle caratteristiche già citate. E poi rispettare le regole, segnalando adeguatamente il contenuto sponsorizzato. Il futuro? IM potrebbe essere lo strumento dei creatori di contenuti, ovviamente di qualità, a partire magari dagli stessi dipendenti di un’azienda che potrebbero diventare social ambassador del loro brand. Naturalmente su Instagram e YouTube, ma anche su TikTok il social del momento.